Quello che fai ai bambini conta e loro non lo dimenticano più
Ascoltando la dott.ssa Loretta Bolgan (1). Il rischio immunopatologico
Gli studi clinici (2) non permettono di escludere la tossicità di questi farmaci perché sono stati fatti su una popolazione pediatrica troppo ristretta per avere un dato statisticamente significativo per numerosità e tempistica.
Così è, ad esempio, relativamente alle miocarditi. Non è nota l’entità del rischio (vedi il mio Giovani cuori in fiamme). Solo l’avvio della campagna vaccinale pediatrica potrà dirci quali saranno le conseguenze delle somministrazioni pediatriche nei bambini nel breve termine. Entro certi limiti possiamo prevedere eventuali conseguenze a medio e lungo termine grazie all’analisi della letteratura scientifica che avverte che le vaccinazioni e soprattutto i richiami (tanto più deleteri quanto più a distanza ravvicinata) aumentano in modo non lineare il rischio di sviluppare patologie autoimmunitarie (Neoplasie e vaccinazioni ripetute sono state documentate nel caso di danni da vaccino ai militari). Creare uno stato infiammatorio autoimmune già nella prima infanzia significa predisporre il bambino in età adulta a sviluppare precocemente patologie autoimmunitarie infiammatorie tipiche dell’età avanzata con conseguente possibile anticipazione di comparsa di queste patologie molto gravi tra i giovani.
Ci si può aspettare un aumento di patologie neoplastiche soprattutto con il vaccino Pfizer. Bisogna infatti tener presente che l’interferenza genica può essere alla base dell’attivazione di tumori latenti che possono essere slatentizzati. Può aversi un aumento di ipersensibilità tale da condurre allo sviluppo di allergie multiple, a causa di un sistema immunitario reso iper reattivo agli allergeni, ed un rischio ancora non quantificabile di infertilità. I dati preliminari ci dicono, infatti, che il tessuto della spermatogenesi viene danneggiato a causa di più di un meccanismo patologico innescato dalla vaccinazione seppure non ancora noto se questo tipo di danno sia reversibile né con quale incidenza si potrà manifestare.
Esiste anche un effetto sul sistema endocrino che può anticipare in modo patologico l’età della menopausa (menopausa precoce). I danni possibili sono molteplici. Si tratta di danni potenziali; non avendo, infatti, dati clinici reali su cui poterci basare per fare una stima della gravità ed entità delle possibili reazioni avverse, a fronte di un beneficio praticamente nullo, come confermato da tutte le autorità sanitarie che riportano come questa fascia di popolazione abbia rischio tendente a zero di complicazioni da covid [“sulla base dell’ultimo report dell’ISS (documento, pag. 12), si desume che, su un totale di 20 deceduti per Covid fra 0 e 11 anni, dall’inizio della pandemia, i decessi che si sono verificati in un anno sono stati meno di uno al mese e in presenza di altre gravi patologie.”] possibili solo in soggetti particolarmente fragili, gli stessi che, peraltro, possono andare incontro ad effetti avversi da vaccinazione. I bambini fragili, infatti, non andrebbero vaccinati essendo assai predisposti al danno da vaccino; nell’eventualità di covid essi andrebbero curati precocemente in modo adeguato. Si potrebbe sperimentare, in particolare, l’insorgenza di malattie neurodegenerative assai gravi come l’alzheimer e il parkinson. Vaccinando nei primi dieci anni di vita è assai facile che si provochi un aumento delle patologie del neurosviluppo gravi e invalidanti.
La campagna vaccinale pediatrica espone questa fascia di popolazione ad un rischio che non è stato ad oggi valutato, con beneficio nullo per il singolo e per la collettività perché il vaccino non è in grado di interrompere la trasmissione del virus, che è uno dei motivi per i quali si vaccina. Se, inoltre, si tiene presente che i vaccinati selezionano le varianti vaccino resistenti si comprende il danno per la popolazione nel suo complesso.
Il bambino eventualmente infettato formerebbe cellule della memoria immunitaria a lungo termine insieme alla selezione di varianti asintomatiche (attenuate) che contagiano senza causare la malattia con un reale beneficio collettivo verso l’endemizzazione dell’epidemia, consentendo, in altre parole, l’anticipazione dei tempi del raggiungimento dell’agognata immunità di gruppo. Lungi dall’infettare pericolosamente i nonni, i bambini non vaccinati possono trasmettere soltanto varianti attenuate del virus che contagiano ma non ammalano aiutando perciò l’endemizzazione della malattia nel gruppo umano di cui sono parte.
Shain e Tureci autori di “Il vaccino che ha cambiato il mondo. La nostra battaglia per sconfiggere la pandemia”. Fondatori di BionTech e creatori del farmaco Pfizer affermano che “entro cinque anni sarà pronta la versione anticancro ed anti AIDS”.
Le ospedalizzazioni dei bambini per Covid sono tendenti a zero. Essi infatti, non si ammalano praticamente mai (vedi qui). Possono essere asintomatici e/o, seppure rarissimamente, paucisintomatici; in quest’ultimo caso guariscono in pochi giorni. Vaccinarli per proteggerli dalle complicanze della covid non ha alcun senso (vedi qui).
I bambini hanno più linfociti e, data l’età, meno infiammazione e meno recettori ACE2, via di accesso al virus per l’ingresso nelle cellule.
Il grasso viscerale contiene adipociti (cellule del grasso) che producono sostanze infiammatorie, quali adipochine (citochine adipose), praticamente inesistenti nei bambini. Gli obesi, infatti, sono più infiammati e vanno per questo protetti con l’eparina che ostacola le microtrombosi provocate dalla spike. L’emoglobina infantile, viceversa, è meno soggetta alla tossicità della proteina spike del virus.
Il vaccino induce chi lo assume a produrre la spike (antigene vaccinale) a livello cellulare.
Lo stato ottimale del microbioma infantile protegge il bambino dal virus che è un batteriofago intestinale. I bambini, per di più, hanno un’alta tolleranza immunitaria e non soffrono quindi di problemi dovuti ad eccesso di reazioni immunitarie. In definitiva, il bambino non si ammala che rarissimamente di covid e quando accade guarisce praticamente sempre e spontaneamente e non ha alcun beneficio dalla vaccinazione, piuttosto rischi. Come su accennato, se vacciniamo i bambini produciamo un’ulteriore spinta verso la vaccino resistenza che è in grado di selezionare varianti del virus più contagiose e aggressive e quindi pericolose per i nonni e per la collettività che se non vaccinati (vedi qui).
I bambini subirebbero solo danni dalla vaccinazione anticovid a breve termine. A medio e lungo termine i danni immunopatologici non sono conosciuti per mancanza di dati. Sono comunque ipotizzabili, sulla base delle pubblicazioni scientifiche, patologie autoimmunitarie che potranno manifestarsi nel bambino, da adolescente o da adulto, così come patologie tumorali e degenerative, disfunzioni del sistema immunitario endocrino, insieme alla compromissione della fertilità maschile e femminile, danni cardiovascolari dovuti alla tossicologia della spike; rischi noti in quelle fasce di popolazione adulta che potrebbero manifestarsi ora precocemente in fasce di età giovanili pediatrica/adolescenziale.
Sappiamo inoltre che, in generale, la stimolazione del sistema immunitario con la vaccinazione può provocare la reazione nota come peccato antigenico originale, la quale consiste nell’orientamento forzato del sistema immunitario adattativo al riconoscimento del virus selvatico nella forma dell’antigene vaccinale. Si induce così una risposta immunitaria facente uso esclusivo di anticorpi vaccinali, indipendentemente, quindi, dalle mutazioni che il virus nel frattempo ha potuto subire. La risposta sarà perciò non efficace ovvero subottimale, non riuscendo a neutralizzare efficacemente il virus. Ne sono conseguenze possibili l’ADE e la cronicizzazione della malattia nota come longcovid con tutto il corredo delle patologie multiorgano che ad essa si accompagnano.
L’altra categoria di patologie possibili sono le malattie autoimmunitarie che possono essere indotte dagli anticorpi vaccinali, autoanticorpi che possono attaccare più di venti diversi tessuti umani (vedi qui).
L’apparato riproduttivo, sia maschile che femminile, per fare un esempio, presenta la possibilità di poter essere attaccato da anticorpi autoimmuni con conseguente rischio di infertilità nei due sessi da adulti.
Esiste poi un rischio di cancerogenesi a causa dell’interferenza genica con l’RNA umano in grado di provocare l’alterazione dell’espressione proteica della cellula e dei micro-rna cellulari i quali possono avere un ruolo importante nell’oncogenesi cellulare.
I rischi di reazioni avverse sono, in generale, gli stessi che colpiscono le altre fasce della popolazione: disturbi della coagulazione, trombosi, ictus, attacco cardiaco, autoimmunità, miocarditi da attacchi ischemici o autoimmuni diretti contro le proteine cardiache.
Per definizione un giovane ha un’alta aspettativa di vita. Le successive dosi, dunque, hanno la potenzialità di attivare autoimmunità, a più lunga scadenza, gravi processi immunopatologici.(1)
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