Gentile Direttore
Ben scritto ed equilibrato (forse troppo) l’articolo delle rispettabili croniste Margottini e Proietti, oggi a pag. 8 sul Fattoquotidiano.
Solo, perché ripetere la bufala di Colao che i limiti italiani per i campi elettromagnetici sarebbero solo 3 volte inferiori di quelli “europei”?
Innanzitutto se per “europei” si intendono quelli dell’All. 3 della Raccomandazione 1999/519/Ce (che un Paese su 3 in UE, oltre la Svizzera e la Russia, non segue, avendo adottato il limite di 6 V/m per il campo elettrico — come riconosciuto dalla Risoluzione del Parlamento Europeo A6 -0089/2009, al Considerando E), quelli italiani sono da 10 a 100 volte inferiori non 3 volte! Infatti quelli “europei”, per le radiofrequenze utilizzate dalla telefonia mobile (0,7 – 3,6 GHz, quest’ultima per il 5 G), sono pari a 10 W/mq, mentre quelli italiani sono 1 W/mq (4,2 W/mq per i 3,6 GHz) per esposizioni brevi ed occasionali e 0,1 W/mq per esposizioni superiori a 4 ore (l’interpretazione della norma è oggi che il primo dei due limiti valga sempre “all’aperto” – ed è dovuta a Corrado Clini, nel Governo Monti, e al suo successore all’Ambiente con Renzi e Gentiloni – Galletti, uno che sta all’Ambiente come Cingolani sta alla Transizione Ecologica-, ma ci sono precedenti giurisdizionali e amministrativi che dicono il contrario: all’aperto o al chiuso se la esposizione è duratura, ripetitiva e superiore a 6 V/m, l’emittente deve ridurre la sua potenza; ex pluribus, si veda l’Ordinanza del Sindaco di Bari nell’a s. 2002/2003 che ha obbligato la stazione radio della RAI di Carbonara a ridurre le sue emissioni perché causavano un esposizione di 7 V/m nel cortile della scuola elementare di Carbonara). È del tutto evidente che 10/1 e 10/0,1 fa rispettivamente 10 e 100, non 3!
Inoltre nel Considerando della Raccomandazione 1999/519/CE si precisa che i limiti di cui ai suoi allegati si applicano a esposizioni non occasionali e durevoli: dunque il confronto va fatto tra i 10 W/mq “europei” e lo 0,1 W/mq italiano, per esposizioni non occasionali e superiori a 4 ore (questo è il cut off temporale che l’Italia ha voluto precisare, mentre la Raccomandazione Europea è generica e pressappochista sul punto, non essendo precisata la durata delle esposizioni nella parte citata del suo Considerando). Se ne ricava che il confronto tra raccomandazione “europea” e norma italiana, a parità di condizioni espositive, è 100 a 1! Altro che 3.
Perché Colao parla di 3? Forse la sua formazione di “venditore capo” alla Vodafone potrebbe averlo abituato al dolus bonus, per il quale nelle vendite taluni esagerano i dati relativi a ciò che si vende (abbiamo presenti i venditori di lozioni miracolose, ma innocue?).
O forse perché il campo elettrico corrispondente a un’onda con densità di potenza di 10 W/mq è 61,4 V/m (arrotondato a 61 nell’All, 3 della Raccomandazione 1999/519/CE, ma non nella norma USA della Federal Communication Commission, OET Bulletin n. 65/1999 dove si legge appunto 61,4), mentre quello di un’onda a 1 W/mq è 19,4 V/m (arrotondato a 20 V/m nella norma italiana) e il rapporto 61,4/19,4 fa 3,16 il cui quadrato è appunto 10.
Infatti il campo elettrico non esprime, da solo, la intensità di un campo elettromagnetico, che è il prodotto (vettoriale) tra campo elettrico e campo magnetico, i quali durante la propagazione sono proporzionali, e perciò la intensità del campo elettromagnetico va con il quadrato della intensità del campo elettrico.
Quindi se Colao, dicendo che i limiti di esposizione italiani sono 3 volte inferiori a quelli “europei”, alludesse al rapporto tra i rispettvi limiti per il campo elettrico, bisogna concludere che o è ignorante – e questo non possiamo pensarlo di uno che sta nel Governo dei migliori, tanto più che è stato CEO della Vodafone e Director della Verizon fino al giorno prima di sapere che diventava ministro (forse per fare i CEO e i Director nelle società di telefonia mobile non occorre capire qualcosa di campi eletromagnetici?)- o non è in buonafede (e sotto questa ipotesi – vitanda – per quella sua affermazione è stato denunciato l’anno scorso alle Procure della Reubblica presso i Tribunali nella Provincia di Roma dal Comitato antielettrosmog di Monteporzio Catone – paese sede di un Osservatorio Astronomico, dove per forza si intendono di campi elettromagnetici. . Ma come ci ha insegnato il dott. Davigo, i magistrati dovrebbero studiare la matematica e la fisica, perché altrimenti sono inermi davanti ai reati dei colletti bianchi, in tempi di manipolazioni statistiche e numeriche (ne abbiamo viste con il CoViD19 …). Forse neanche li capiscono. Così come l’affermazione di Colao circa la pretesa che i limiti italiani siano solo 3 volte inferiori a quelli che lui chiama “europei” (si tratta di una Raccomandazione proposta e approvata durante il ticket delle presidenze di turno di Austria e Germania tra il luglio del 1998 e il giugno del 1999, disattesa da 9 Paesi su 27, come visto) forse non è stata capita dalle croniste, per altro pregevoli del Fattoquotidiano, che hanno, certo involontariamente, propalato la bufala di Colao.
Che poi la tesi Colao sia cavalcata da Renzi, questo la dice lunga su che razza di personaggio egli sia: al soldo del principe ereditario dell’Arabia Saudita ha già mostrato cosa sia disposto a fare e dire per tornaconto. D’altra parte come si potrebbe sperare che egli conosca la materia del bioelettromagnetismo se la Corte dei Conti ebbe a graziarlo in appello perché secondo la sentenza, nonostante la laurea in giurisprudenza, egli non si rendeva conto delle conseguenze dei suoi atti amministrativi adottati da Presidente di Provincia?
Distinti saluti.
Livio Giuliani