Avrete letto che Burioni se ne è uscito con l’affermazione che il CoV19 potrebbe essere un incidente di laboratorio di Wuhan. Lo dice perché è stato pubblicato un articolo su Science che lo afferma. Quando lo disse il prof. Montagnier 13 mesi fa, sulla base degli studi svolti con il suo biomatematico di fiducia (oggi è più di moda il termine bioinformatico), Perez, Burioni fu tra i primi a insolentirlo. Al Giornale dei Biologi fu sconsigliato di pubblicare per primo l’articolo che avrebbe dato la notizia al mondo. Così come la proposta di pubblicazione fu declinata da alcuni quotidiani nazionali. Peccato, perché tale notizia 13 mesi fa avrebbe cambiato il corso della storia della pandemia. Ad esempio non indirizzando ad una vaccinazione col triangolo nero, dei farmaci a “monitoraggio addizionale”, che presuppone che il vaccino si dispensi in base ad un rapporto costi benefici, con l’ammissione dell’esito tra le controindicazioni e gli eventuali risarcimenti addossati agli Stati. Esito che, nel solo caso di Astrazeneca, è avvenuto nell’ordine di 1/100.000. Nel mondo miceneo il sacrificio umano rituale era nello stesso ordine: Ifigenia in Aulide fu sacrificata per il bene di una intera armata, che doveva raggiungere i 40.000 uomini!
Il miraggio del vaccino ha impedito che si sviluppasse una medicina del territorio, perché non avvenisse che, presa in tempo, la malattia risultasse curabile. Di qui la prassi di abbandonare i malati a casa, all’insorgere dei sintomi: con il consiglio di prendere paracetamolo e di andare in ospedale in caso di aggravamento. Come ha ben raccontato Ferruccio Sansa.
Perché non ci si sarebbe indirizzati solo ai vaccini? Perché, nel migliore dei casi e come suggerito da varie parti, l’incidente sarebbe stato dovuto ad un tentativo di produrre un vaccino (per l’Aids). E questo sarebbe bastato.
Un caro saluto.
Livio Giuliani